Le Monoposto 16 cilindri degli Anni 30: la follia di un periodo folle
Le monoposto 16 cilindri degli Anni 30: la follia di un periodo folle
Negli anni 30 e per la precisione a metà della decade, Alfa Romeo, Auto Union, Bugatti e Maserati esprimono il massimo della loro tecnologia con monoposto con 16 cilindri. Ecco le più mostruose di quegli anni tumultuosi.
ALFA ROMEO 16C BIMOTORE 1934.
Nel 1934 Enzo Ferrari, titolare della Scuderia che schiera le Alfa Romeo ufficiali, deve compiacere Mussolini e creare una nuova Alfa con due motori per le gare di Formula Libera. Il progetto “16C Bimotore” inizia in dicembre e in soli quattro mesi la macchina è su strada per i test. La sfida è grande e poiché gli avversari tedeschi hanno budget illimitati contro la piccola scuderia modenese, il Drake sfrutta quello che ha in casa: su un telaio rinforzato sono montati due 8 cilindri della Tipo B da corsa, uno davanti, uno dietro (sono collegati nel centro: dal differenziale partono due alberi “diagonali” che arrivano alle ruote posteriori). la 16C Bimotore eroga ben oltre 500 Cv già solo durante lo sviluppo. Il 5 aprile 1935 esegue il primo test tra Modena e Maranello: raggiunge quasi 290 km/h. Una settimana dopo Tazio Nuvolari supera 300 km/h tra Milano e Bergamo. Vengono allestiti due esemplari e il 15 maggio Nuvolari e Louis Chiron portano la Bimotore al debutto nel GP di Tripoli ma conquistano solo il 4° e quinto posto. Due settimane dopo, sul circuito dell’Avus, Nuvolari si ritira ma Chiron arriva secondo. Il 15 giugno la prova suprema: sul tratto piano tra Firenze e Lucca la Bimotore (Nivola alla guida) stabilisce la media record di oltre 321 km/h. Un trionfo che convince a chiudere lì il progetto.
AUTO UNION TIPO A, B, C 1934 – ’36.
Nel ’32 nasce l’Auto Union e per il campionato Europeo Grand Prix del ’34 affida a Ferdinand Porsche il progetto di una monoposto contro Mercedes e Alfa Romeo. Porsche crea una macchina rivoluzionaria, a motore posteriore. Questo è un grande sedici cilindri da circa 300 Cv, calato in un telaio in alluminio nei cui tubi scorre il liquido di raffreddamento. Al debutto sulla pista dell’Avus a Berlino Hans Stuck si ritira ma il potenziale c’è. la Type A soffre le Mercedes (vince, però al Nurburgring) ma è imprendibile nelle gare in salita. La stagione è dominata dall’Alfa Romeo ma la Type A conclude a un buon quarto posto. Per il ’35 riceve numerose migliorie. Sulla nuova Type B il 16 cilindri sale a cinque litri e la potenza cresce a 380 Cv. Viene modificato anche il telaio, aggiornate le sospensioni e ridotto ancora il peso. Prima di iniziare la stagione Hans Stuck conquista il record di velocità sulla Firenze – Mare con una versione chiusa denominata Type B “Lucca”. Il campionato è della Mercedes ma Stuck vince il GP di Monza e della Repubblica Ceca, oltre ad altri successi minori di Achille Varzi e Bernd Rosemeyer. Per il 1936 la Type B evolve ancora in Type C. Il V16 arriva a 6.006 cc, la potenza a 520 Cv (in alcune gare vengono usate gomme gemellate). Il telaio al cromo molibdeno e la carrozzeria in alluminio fermano l’ago della bilancia a 800 kg. Bernd Rosemeyer si ritira nella prima gara di Monte Carlo ma vince le altre cinque ed è campione europeo.
MASERATI V4 la 16 cilindri del 1929.
A fine Anni 20 la Maserati ha bisogno di una super-auto da corsa ma con l’occhio al bilancio. La scelta è obbligata: aumentare la potenza di fuoco moltiplicando i componenti. Nasce il progetto V4, una monoposto da Grand Prix 16 cilindri con due otto cilindri in linea. Questi sono affiancati per formare una V di 25° e alloggiati in un unico carter. Al centro tra i due motori è situata la “presa di forza”, che trasmette la coppia al grande cambio. Il mastodontico motore 4.000 cc della V4 eroga 280 cavalli e si caratterizza per il buon funzionamento generale, con tanta coppia dai bassi regimi e poche vibrazioni. Il telaio a longheroni viene rinforzato e allestita una carrozzeria con fogli d’alluminio sottili. Debutta al Grand Prix di Monza il 15 settembre 1929 e due settimane dopo conquista a Cremona un importante record di velocità sui dieci chilometri a quasi 250 km/h di media. Nel 1930 le vicende sono alterne: vittoria a Tripoli, terzo posto a Monza, ritiro a Indianapolis. Viene quindi venduta a un privato e trasformata da Zagato in una lussuosa GT con carrozzeria scoperta. È quasi certo che, nel frattempo, sia stata costruita una seconda V4 ribattezzata Maserati V5.
BUGATTI TYPE 45 1929.
Nel 1929 Ettore Bugatti, mette a punto un gioiello tecnologico, affascinante ma fragile. La Type 45 16 cilindri da 250 Cv esplora una possibile soluzione per ottenere grande potenza dada due motori accoppiati. Tuttavia il progetto si rivela presto troppo complesso e, del resto, diventa chiaro che l’affidabilità di un propulsore del genere non è adeguata a uno stressante utilizzo in gara.
Questa unità motrice a “U” nasce dall’accoppiamento di due motori 8 cilindri in linea della Type 35B, con cilindrata portata da 2 a 1,9 litri. Poiché ogni propulsore ha il suo albero motore, entrambi sono collegati alla trasmissione attraverso una serie di ingranaggi. La soluzione non è, in realtà, una vera e propria innovazione poiché in aeronautica, all’epoca si erano già viste soluzioni di questo genere.
Il motore “U16” viene alloggiato in un convenzionale telaio Bugatti, il miglior compromesso per la leggerezza considerato il peso del motore. Della Bugatti Type 45 3.8 sono creati due esemplari