Bulgari Octo Finissimo Tattoo Aria
Octo Finissimo Tatto Aria un idea di Fabrizio Bonamassa Stigliani e Mo Coppoletta
Dalla nascita dell’ Octo Finissimo Tattoo Aria, alla passione innata per il disegno per finire a “veleggiare” con la moto tra i passi svizzeri. Un viaggio tra orologi e automobili, dove il punto in comune è sempre la creatività e l’attenzione al prodotto.
Intervista a Fabrizio Buonamassa Stigliani, Direttore del Bulgari Watches Design Center.
Octo Finissimo Tattoo Aria. Un orologio che unisce due arti: il tatuaggio e la meccanica. Da cosa è nata l’ispirazione per il modello?
L’idea è nata durante l’ultima fiera di Basilea (2018 o 2019). Qualche anno prima avevo conosciuto Mo Coppoletta, tatuatore italiano che lavora a Londra, città dove ci siamo incontrati nel corso di un evento e durante il quale siamo diventati amici. Gli ho parlato dell’Octo Finissimo, il cui concetto è di essere una seconda pelle. Spesso sulla pelle si fanno i tatuaggi e quindi gli ho espresso il desiderio di voler fare un progetto insieme. Una decorazione su questo orologio interamente di titanio.
A quell’epoca, forse era un po’ prematuro realizzare il progetto, e l’Octo Finissimo essendo nato da poco doveva avere il tempo di diventare un orologio di riferimento nel segmento degli ultra piatti.
Tre anni dopo alla fiera di Basilea, Lauren Picciotto ha espresso la volontà di voler fare un orologio come se fosse un tatuaggio. Entrambi abbiamo pensato contemporaneamente a Mo Coppoletta, amico che abbiamo in comune. Nasce così, all’istante il progetto tra noi tre amici e potrei definire Lauren come il mecenate che ha spinto per volere questo prodotto.
Abbiamo Fatto una chiacchierata con Fabrizio Bonamassa Stigliani
Dal disegno di auto a quello di orologi. Due mondi, due misure. Com’è avvenuto il passaggio?
Il passaggio è avvenuto in modo abbastanza naturale. Disegnare automobili, orologi o gioielli è un po’ la stessa cosa. L’importante per me è disegnare oggetti che siano pensati per una marca e per i relativi clienti, che si tratti di disegnare un paio di occhiali o un orologio. Da Bulgari mi capita di disegnare molte cose. All’inizio ho percepito un po’ la differenza di scala, ma poi ci si abitua senza problemi. Chiaramente, quando si passa dalle auto agli orologi più che la scala, la differenza è nel processo. L’auto è un mondo che necessita di altissima tecnologia e velocità di realizzazione, l’orologeria è un mondo di alta tecnologia ma con una lavorazione soprattutto manuale. La cosa che più mi ha stupito all’inizio è che per fare un’automobile e un orologio serve lo stesso tempo pur considerando che l’orologio è un oggetto molto più piccolo.
A livello creativo un’auto necessita di molto tempo; c’è una parte esterna e una interna, gli elementi da disegnare sono tanti. L’orologio è un po’ diverso, non bisogna disegnare la parte interna legata alla meccanica. Ma in fondo per me sono la stessa cosa, forse perché ho la capacità di riuscire a disegnare cose diverse.
Per la realizzazione dell Octo Finissimo Tattoo Aria è stato necessario disegnare a 4 mani?
Si. É stato disegnato a 4 mani. Volevamo realizzare qualcosa che facesse parte dello stile di Mo Coppoletta. Sono andato a Londra da lui per disegnare insieme e capire il mondo di riferimento da rappresentare. Abbiamo valutato se prevedere delle forme geometriche ma alla fine essendo già l’orologio geometrico di suo abbiamo preso un’altra direzione. Abbiamo parlato delle stelle, elemento ricorrente nella comunicazione di Bulgari. Così Mo ha disegnato le nuvole che fanno parte del suo stile, si integrano perfettamente e allo stesso tempo apportano un contrasto interessante alla geometria rigida della cassa dell’orologio.
Abbiamo letto che il Fabrizio Buonamassa Stigliani da bambino amava disegnare e giocare con le macchinine. Possiamo dire che il suo destino era già disegnato?
Diciamo di sì. A me piaceva disegnare qualunque cosa. Poi ho scoperto che disegnare le automobili mi divertiva e racchiudeva un po’ tutte le cose che mi interessavano. Quindi mi sono avvicinato al mondo delle auto che non ho mai vissuto con un occhio da tifoso ma da progettista. Per me l’automobile è un oggetto che racchiude tante tecnologie e spunti di disegno industriale.
È un oggetto, che nell’ultimo secolo ha condizionato molto la nostra vita. Adesso è passato da mezzo di trasporto a mezzo di comunicazione e quindi le cose stanno cambiando molto velocemente. L’automobile racchiude in sé molte realtà interessanti dal punto di vista progettuale, sociologico, economico, culturale. Probabilmente questo è il motivo per cui mi sono appassionato a questo mondo e onestamente non ho mai pensato di voler far altro. Dalla Fiat a Bulgari ho potuto così disegnare tante cose diverse.
Con tutti i tools disponibili attualmente per il disegno digitale si è purtroppo un po’ persa l’abitudine di disegnare a mano. Questo, secondo lei influisce sul processo creativo e sul risultato finale?
Sì, decisamente. Io disegno ancora a mano su carta con matite e pennarelli. Sto disegnando anche adesso mentre parliamo. Però è chiaro che oggi ci sono tanti strumenti, l’importante è avere chiaro cosa si ha in testa e riuscire a governare lo strumento con il quale si vuole disegnare. Ai giorni nostri il processo prevede il disegno a mano come espressione artistica che ho in testa, poi però deve essere digitalizzato per farne un file con le dimensioni giuste. Prima si faceva tutto a mano realizzando i disegni tecnici. Ora si fanno al computer, ma esso ha cambiato il modo di progettare e anche gli oggetti stessi. Grazie al computer abbiamo delle opportunità che in passato non avevamo. L’importante è trovare comunque lo strumento adatto per esprimere la creatività. È uno strumento che da un lato aiuta molto ma dall’altro può complicare la vita se è lui a disegnare e non si riesce a governarlo. Ci sono professionisti che si affidano tanto al computer, come se fosse lui a disegnare, non loro.
Ormai sono molti anni che ricopre il ruolo di direttore creativo per Bulgari. Quale episodio di questa esperienza ricorda con maggior emozione?
In realtà sono tanti i momenti che ricordo. Il primo disegno di serpenti, la prima volta che abbiamo visto un Octo come anche la prima cosa che ho disegnato in Fiat dove mi sono confrontato con una realtà industriale vera. Le esperienze sono state veramente tante.
Un orologio è un accessorio importante al polso di una persona. Secondo lei c’è un modo corretto di abbinarlo?
L’orologio è un accessorio che parla molto di chi lo indossa. Come si scelgono le automobili in base alle proprie esigenze anche per l’orologio è lo stesso. Per le auto, in base al nucleo familiare si sceglie per esempio una familiare o una Berlina. Se una persona è sportiva sceglie un orologio sportivo, adatto alla vita attiva, se è una persona sedentaria magari sceglie un modello un po’ più tecnico, formale. È difficile classificare così la clientela anche perché nell’orologeria ci sono persone che amano avere più di un modello. Poi ci sono i target di riferimento che riguardano la tipologia di clienti, le aree geografiche, il modo di portare un oggetto quindi tu puoi immaginare un modello per un determinato cliente ma non è detto che poi sia l’unico interessato a quel prodotto e quindi è importante realizzare qualcosa che identifica la marca anche la sua evoluzione.
Cosa ne pensa dei nuovi orologi, gli smartwatch, che oltre a indicare il tempo servono per altri scopi?
Chi sceglie uno smartwatch è un cliente diverso che probabilmente non è appassionato di meccanica o che non trova un’esigenza particolare nella meccanica. Oppure è il primo orologio di un cliente molto giovane, poi quando diventa grande, magari, inizia ad apprezzare l’orologio del padre o del nonno e quindi si appassiona all’orologeria meccanica. C’è spazio per tutti. All’inizio, il boom degli smartwatch sembrava potesse essere una grande catastrofe per l’orologeria meccanica, invece è un tool, una cosa completamente diversa. Spesso ci sono persone che indossano un orologio meccanico al polso sinistro e un orologio connesso a quello destro che serve per leggere l’ultimo messaggio o quante calorie ha bruciato. È un oggetto diverso: ha la forma di un orologio ma è concettualmente differente.
Sui social ha postato schizzi di auto e foto relative alla 1000 Miglia. Sono indizi di un nuovo progetto in corso? Se sì, siamo curiosi di saperne di più…
È la terza volta che partecipo alla 1000 Miglia, una mia passione. Quando ho l’opportunità di partecipare sono più che contento! Attraversi l’Italia, con macchine che sono ormai opere d’arte, vedi paesaggi bellissimi, hai la possibilità di passare dai centri storici con queste auto e la cosa più bella è il calore del pubblico. Le auto d’epoca sono oggetti bellissimi. Osservare gli strumenti e i dettagli particolari di queste macchine è una fonte d’ispirazione creativa. Il designer è una persona che deve essere sollecitata da tanti ambienti diversi in modo che le idee diventano più interessanti.
Di solito chiediamo qual è il rapporto con il mondo automotive. Con lei presumiamo che la risposta di partenza sia già positiva. Ma ci piacerebbe sapere i suoi gusti a livello di estetica e di guida.
Io attualmente guido un’automobile aziendale, la BMW Serie 6 Gran Coupé che è un po’ la marca che preferisco, e le ultime auto che ho avuto sono state tutte BMW. Di recente ho comprato una piccola Spider della BMW Z3 3000 con 6 cilindri in linea. Sono legato a questo marchio ma non saprei dire esattamente il motivo, forse perché ha un concetto di sportività italiana molto simile a quello di Alfa Romeo e che rispecchia lo stile di quella che potrei definire un’auto italiana di livello premium. Ho anche una motocicletta che mi piace molto guidare: una Honda CB 1300. Ne ho avute 5. La Honda mi piace perché ha un motore di grande cilindrata, con molta coppia che mi permette di guidarla in in 4a o 5a marcia, senza utilizzare molto il cambio, non stressando troppo la meccanica. In pista dopo 2-3 giri mi annoio perché il percorso non cambia e non sono ossessionato dalla velocità di punta o dalla performance.
Un’auto si indossa come un orologio?
Sì, si sceglie come un orologio.
Come si trova un napoletano a vivere in Svizzera da un punto di vista climatico?
Le strade in Svizzera sono bellissime, sono perfette. Di fronte ho le Alpi. A volte, prendo la moto, percorro 4 o 5 passi alpini e rientro la sera. Sono paesaggi bellissimi, ovviamente deve piacere la neve, lo sci e io sono un po’ più vicino al mondo del mare. Il clima come nel Nord Italia è variabile, non fa mai caldissimo. Alla fine, ci sono i lati negativi o positivi come in tutti i luoghi. Rispetto all’Italia, la Svizzera è diversa per attitudine, per modo di pensare.
Direttore responsabile e Co-Fondatore di Moda e Motori Magazine