Aston Martin Bulldog un sogno lungo 45 anni
L’Aston Martin Bulldog è una concept car ad alte prestazioni, presentata nel 1980 dalla nota casa automobilistica inglese Aston Martin.
L’obiettivo, molto ambizioso, era quello di superare le 200 Mp/h, poco più di 321 Km/h e inserirsi così a pieno titolo nella cerchia ristretta delle supercar.
Era presente a St. Moritz sulle alpi svizzere durante il The I.C.E. annullato per le condizioni meteo, così abbiamo potuto ammirarla solo nel garage party organizzato per mostrare le auto di The I.C.E..
La storia dell”Aston Martin Bulldog, fantastica autovettura è molto affascinante e rappresenta, inoltre una pagina importante nell’era dell’automobilismo moderno. Si tratta di una di quelle auto spigolose la cui bellezza ed eleganza sono costituite da un design ridotto all’essenziale in maniera maniacale. La Bulldog doveva essere l’auto dei record ma nella realtà resta un prototipo dimenticato, almeno fino ad oggi.
L’Aston Martin Bulldog, le origini del progetto
Perché l’Aston Martin decide di realizzare una vettura come la Bulldog? La risposta è alquanto semplice. Siamo negli anni ’70 e, come molte Case automobilistiche in questi anni, anche l’Aston Martin non si trova in una situazione facile. Difficoltà finanziarie a cui si unisce un design delle vetture troppo conservatore legato alla tradizione artigianale della produzione non fanno altro che aumentare le difficoltà.
Dunque nel 1979 si dà il via al progetto denominato K.901 guidato da Mike Loasby, ex dipendente della DeLorean. Tale progetto prenderà il nome ufficiale di “Bulldog” ripreso a sua volta dall’omonimo personaggio della serie televisiva “Doctor Who“.
L’Aston Martin Bulldog è presentata l’anno successivo, il 1980, al Bell Hotel di Aston Clinton, nella campagna del Buckinghamshire con l’ambiziosa sfida di riuscire a superare le 200 Mph, poco più di 320 Kmh.
Aston Martin Bulldog un Design bello, “violento” e moderno
Le linee della Bulldog colpiscono già dal primo sguardo. Forme geometriche spigolose, piuttosto squadrate che si rifanno un po’ vagamente al design della Lamborghini Countach e Lotus Esprit ma ridotte ancor più all’essenziale anche se decisamente più “violente”. A disegnarle la matita di William Towns, già fautore dell’avveniristica Aston Martin Lagonda del 1976.
Lo stile pulito della Bulldog è evidenziato dall’apertura porte ad ali di gabbiano e dalla fanaleria anteriore, alloggiata sotto il parabrezza e nascosta da una palpebra. Quest’ultima, all’occorrenza si apre e scopre i 5 proiettori. La vettura si caratterizza anche per un coefficiente aerodinamico pari allo 0, 34%. Incredibile per quegli anni. Gli interni sono in puro stile inglese anche se caratterizzati dallo stile minimal moderno. Spiccano infatti pelle e legni pregiati, mentre la strumentazione, incredibilmente touch, è ereditata dalla berlina Lagonda.
Nascosto sotto il cofano un potente motore V8 da 5,3 litri con turbocompressore Garret. La potenza è spaventosa in quanto supera i 700 cv. Tuttavia la Bulldog viene equipaggiata con un motore leggermente depotenziato da 650 cv allo scopo di non sollecitare eccessivamente gli organi meccanici e la trasmissione.
La Bulldog e l’obiettivo delle 200 Mph
Come già accennato poco sopra, l’Aston Martin Bulldog è creata con un obiettivo specifico. Cercare di abbattere il muro della 200 Mph. Obiettivo che fallisce miseramente, poiché durante i test compiuti presso il circuito di Mira nel 1981, la velocità più alta che il prototipo della Bulldog riesce a raggiungere è solo 191 Mph, pari a 307 Km/h. Le modifiche necessarie per apportare migliorie e dunque permettere alla Bulldog di raggiungere lo scopo finale sono troppo costose rapportate alle risorse disponibili, così il progetto viene cancellato. Ciò anche per volontà del nuovo presidente, Victor Gauntlett, subentrato in seguito al cambio di gestione dell’Aston Martin. Inizialmente la Bulldog doveva essere prodotta in serie limitata a 12 massimo 25 esemplari. Questo per rendere unica la vettura e invogliare quella cerchia ristrretta di collezionisti, che avrebbe dovuto così riaccendere l’interesse internazionale per la Casa automobilistica inglese.
La Bulldog viene così venduta ad un collezionista Medio Orientale, per circa 130.000 sterline, per poi perderne ogni traccia. Soltanto in tempi recenti, il figlio dell’ex amministratore delegato dell’Aston Martin è riuscito a rintracciare la vettura, che risulta essere in possesso di un collezionista americano.
Durante tutti questi anni la Bulldog ha subito numero interventi e modifiche che ne hanno snaturato la sua bellezza e originalità. Dal 2020 l’officina CMC, Classic Motor Car, ne ha intrapreso un restauro completo, durato ben 18 mesi per riportare la gloriosa auto ai suoi fasti originali.
L’interesse intramontabile per l’Aston Martin Bulldog
La Bulldog, nonostante dimenticata, non ha mai smesso di generare interesse e curiosità. Così agli inizi del 2021, Richard, il figlio di Victor Gauntlett il presidente dell’AM che aveva interrotto il progetto, decide di “riaprire il caso Bulldog” e riprendere il test al circuito del MIRA. Per raggiungere lo scopo finale, oltre a migliorie ed aggiornamenti al motore della vettura è coinvolto anche Darren Turner, pilota Aston Martin nel mondiale Endurance. Una storia romantica sospesa tra passione e storia dell’automobilismo britannico.
Co-fondatore e caporedattore