Auto da Rally infiammano Torino

Torino ha accolto nel suo “salotto buono” le auto da Rally che hanno fatto la storia della specialità. Per il secondo anno l’Autolook Week ha celebrato il motorsport con le più belle vetture da competizione di tutti i tempi incluse le regine del traverso.
 

Lancia Delta in piazza San Carlo a Torino

Lancia Delta in piazza San Carlo a Torino

 

Si proprio loro, le auto da rally che hanno infiammato gli animi degli appassionati dagli anni ’70 fino ai primi anni 2000 si sono riunite all’ombra della Mole Antonelliana per dare ancora una volta spettacolo.

Auto da Rally infiammano Torino

La Kimera evo37 in piazza San Carlo a Torino

La Kimera evo37 in piazza San Carlo a Torino

 
La Auto da Rally a torino non solo una mostra statica, ma una vera e propria passerella tra le strade del centro storico di Torino. Da Piazza San Carlo, attraversando via Roma, fino a giungere a Piazza Castello: la melodia del rombo dei motori è tornato a riecheggiare lungo le strade della città sabauda. Un evento unico per celebrare la storia dell’automobilismo tricolore e non solo.

 

Lancia la regina delle auto dei Rally

la lancia Montecarlo in piazza San Carlo a Torino

la lancia Montecarlo in piazza San Carlo a Torino

Non si può parlare di auto da rally senza cominciare da Lancia. Un ritorno a casa per il marchio torinese che ha scritto le pagine più belle e indimenticabili della specialità. Quando i rally erano ancora imprese epiche fatte da piloti e navigatori, nelle vesti di moderni cavalieri, pronti a fendere le tenebre di un tornante innevato in un freddo Montecarlo o l’impervia savana del Safari in Kenya. Protagonista del Rally africano fu proprio la Lancia Delta Evoluzione presente a Torino. La stagione iridata 1992 sarebbe stata l’ultima con l’iconica livrea “Martini Racing”. Sotto la gestione del Jolly Club, seppur coadiuvato da alcuni meccanici ufficiali, la Lancia si confermò per la sesta volta consecutiva campione del mondo costruttori.

 

Proprio in occasione del Safari Jorge Recalde sostituì Didier Auriol, poco esperto nel lungo e massacrante rally africano. La mossa si rivelò azzeccata quando Juha Kankkunen, lanciatosi nel disperato tentativo di recuperare il distacco sul leader Carlos Sainz, danneggiò la sua Delta. Fortunatamente il finlandese riuscì a proseguire la gara e Recalde, da perfetto uomo squadra, lo lasciò passare cedendogli il secondo gradino del podio.

 

Il Mondiale Rally si tinge di azzurro

 

Presente all’Autolook Week di Torino anche una vera icona dei Rally: la Lancia Delta Gr.A del 1988 di Miki Biasion. Non un anno casuale, ma quello del primo alloro iridato del pilota di Bassano del Grappa navigato dal fido Tiziano Siviero. Capitanata da Cesare Fiorio, la squadra Lancia annientò la concorrenza conquistando dieci dei tredici rally del campionato del mondo (compreso il Rallye di Montecarlo) . Un vero e proprio assolo che si concretizzò in un tripudio azzurro con vettura, team ed equipaggio tutto italiano.
 

Delta HF 4WD di Miki Biasion e Siviero

Delta HF 4WD di Miki Biasion e Siviero

 
Realizzata per sostituire la Delta HF 4WD, la Integrale debuttò vincendo il Rally del Portogallo (terza prova stagionale) proprio con Miki Biasion e Siviero. Quello lusitano fu solo il primo dei cinque successi che permisero alla coppia tricolore di poter apporre la propria firma sull’albo d’oro del WRC. Dominio che proseguì incontrastato anche nel 1989 culminando con il secondo titolo di Biasion, tuttora l’ultimo pilota italiano ad aver vinto un Mondiale Rally.

Le Gruppo B prototipi mascherati da auto da rally

C’è stato un tempo in cui il WRC era più seguito della Formula 1. Ali di tifosi assiepati lungo le strade nell’attesa di veder sfrecciare le auto da rally più affascinanti, ma anche le più pericolose, di sempre: le Gruppo B. Tutto ebbe inizio nel 1979 con l’introduzione di un nuovo regolamento tecnico in cui la FISA (l’antesignana dell’attuale FIA) rendeva legale l’utilizzo della trazione integrale. Dopo diverse reticenze, anche per via degli ingenti costi di sviluppo, il primo costruttore a cimentarsi in tale tecnologia fu l’Audi. Nacque così la storia del marchio Quattro che rivoluzionò i Rally e regalò alla casa dei quattro anelli due titoli costruttori (1982, 1984) e altrettanti piloti con Hannu Mikkola nel 1983 e, l’anno seguente, con Stig Blomqvist. Non solo, al volante di un’Audi Quattro Michele Mouton e Fabrizia Pons entrarono nei libri di storia al Sanremo del 1982 diventando il primo equipaggio tutto al femminile a conquistare un rally iridato.

 

Per combattere tale supremazia, Lancia sfoderò la 037. Una vettura sofisticata e studiata per sfruttare appieno il regolamento delle Gruppo B. Non disponendo della tecnologia per realizzare un’auto da rally a trazione integrale, in Lancia progettarono una vettura più leggera e compatta rispetto l’Audi. La scelta di equipaggiare la 037 di un 2.0 quattro cilindri sovralimentato e montarlo centralmente si rivelò vincente nei rally più veloci, tanto da conquistare il titolo costruttori nel 1983 l’ultimo di un’auto a sole due ruote motrici. L’innalzarsi delle velocità e delle potenze, arrivando a sfiorare i 600 CV, portò a diversi incidenti, anche mortali, sancendo di fatto la fine delle Gruppo B.
Ora le auto del Gruppo B animano lo storico Rallye di Montecarlo

 

Le auto da rally e la Fondazione Gino Macaluso

Sono passati oltre dieci anni dalla scomparsa del campione di Rally, e torinese doc, Gino Macaluso ma il suo ricordo resta indelebile grazie alla fondazione che porta il suo nome. L’obiettivo è quello di divulgare la cultura dell’automobile, sia essa d’epoca così come appartenente al mondo competizioni, dando seguito a quello che da sempre è stata una missione per l’ex presidente CSAI. Tralasciando le Lancia, tra la celebre collezione appartenuta a Macaluso figura anche la Fiat 131 Abarth che conquistò il Mondiale Rally nel 1978.

Fiat 131 Abarth che conquistò il Mondiale Rally nel 1978.

Fiat 131 Abarth che conquistò il Mondiale Rally nel 1978.

Complice la crisi petrolifera di metà anni ’70, la Casa torinese voleva rilanciare il suo marchio sfruttando la popolarità del mondo dei Rally. Così venne realizzata la 131 Abarth Stradale che però dell’auto di serie aveva ben poco. Omologata per il Gruppo 4, l’auto debuttò nel 1976 conquistando il Rally dell’Isola d’Elba valido per il Campionato Europeo. Non si fece attendere la prima vittoria anche nel Mondiale, con Markku Alen primo nel Rally dei 1000 Laghi in Finlandia. Proprio il finnico conquisterà la Coppa Piloti FIA nel 1978 guidando la 131 Abarth nell’inconfondibile livrea “Alitalia”. L’auto di Casa Fiat vincerà ben diciotto Rally per un totale di tre titoli costruttori oltre al campionato piloti con Walter Röhrl nel 1980.

 

Auto da Rally nel ricordo di Burns Subaru Impreza

la Subaru Impreza

la Subaru Impreza

 
Arriviamo dunque a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio con l’arrivo dei costruttori nipponici a sfidare i mostri sacri del vecchio continente. Oltre a Toyota e Mitsubishi ad emergere è la Subaru Impreza realizzata dalla struttura inglese Prodrive. Il campionato del 2001 vede ben sette costruttori sfidarsi per il titolo iridato. Anche se Marcus Gronholm è l’uomo da battere, la sua Peugeot 206 si rivela poco affidabile. Così, arrivati a metà stagione, si profila un triello tra Tommi Makinen, Colin McRae e Richard Burns.
 

la Subaru Impreza

la Subaru Impreza

 

Sarà il RAC di Gran Bretagna a fare da epilogo finale di una stagione combattutissima. Makinen esce subito di strada, così la lotta si restringe tra la Ford Focus di McRae e la Subaru di Burns. Il duello è aspro, si gioca sul filo dei secondi, fin quando lo scozzese commette un errore e butta via l’occasione di conquistare il suo secondo titolo. Unico superstite, Burns taglia il traguardo al terzo posto diventando il primo, e finora unico, pilota inglese a laurearsi campione nel WRC. La Subaru Impreza numero 5 presente alla AutoLook Torino è stata anche l’occasione per ricordare il bravo quanto sfortunato Burns, un pilota dall’animo gentile scomparso troppo presto in un freddo novembre di quasi diciotto anni fa’.