Gilles Villeneuve, l’aviatore
Chi era Gilles Villeneuve?
Gilles Villeneuve era il pilota, di origini canadesi, tanto amato da Enzo Ferrari, soprannominato “l’aviatore” per il suo stile di guida, o meglio di “distruggere” le vetture di F1. Sono 40 gli anni trascorsi da quel tragico sabato pomeriggio del 1982, quando a Zolder, al termine delle qualifiche del Gran Premio del Belgio, Villeneuve a causa di un incidente perse la vita tentando di portare a casa l’ultimo giro veloce.
Gilles Villeneuve incidente
A causa di un incidente Villeneuve perde la vita nel maggio del 1982 e con questo articolo vi raccontiamo la storia del pilota più amato da Enzo Ferrari
Gilles Joseph Henri Villeneuve, chi è dunque questo giovane ragazzo misterioso, tanto caro al “Vecchio“, venuto da una piccola cittadina del Canada non lontana da Montreal. Ebbene è una scommessa che Enzo Ferrari fa con se stesso, o meglio si potrebbe definire un’intuizione geniale che Ferrari ha, al punto da sostituire Niki Lauda, idolo delle folle, che nel frattempo dà l’addio alla casa di Maranello, sostituito da Gilles.
Gilles Villeneuve l’inizio con le motoslitte
Degli inizi si sà davvero poco su Gilles Villeneuve. Si fa le ossa in Canada correndo sulle snowmobiles, le motoslitte, insieme con il fratello Jacques. Guidare una motoslitta richiede delle peculiarità sopraffini, un “feeling” particolare, simile a quello della moto, ma più sottile. Villeneuve è campione mondiale di motoslitta nel 1974 e, non si tratta di qualcosa di semplice. Controllare una motoslitta dalla stabilità precaria e con la visibilità azzerata dagli spruzzi di neve gli conferisce quella capacita di controllare le situazioni a velocità elevata, proprie delle corse automobilistiche. Infatti la guida delle motoslitte è un’insieme tra la guida di una moto da cross, la guida nella nebbia, il rally. Si guida ad istinto, correggendo l’andatura della motoslitta ad ogni minima asperità. Villeneuve poi porterà tale stile di guida nella Formula 1.
Gli esordi in Formula 1
Figlio di un musicista, Gilles a scuola si applica ed è uno studente serissimo. Con la stessa serietà e dedizione, dopo essere diventato campione di motoslitta, prosegue la sua lunga e tortuosa gavetta nelle corse d’oltre oceano. Gareggia nella Formula Ford, Formula Atlantic e campionati di Can – Am. Nel 1975 vince la Atlantic mentre l’anno successivo trionfa sia nel campionato canadese che in quello americano. Proprio nel ’76 durante una gara di Can – Am, si trova ad assistervi come invitato, il pilota di F1 James Hunt.
James Hunt, che nell’anno prima dell’arrivo di Gilles in F1 si laurea campione mondiale, resta eccezionalmente colpito dalla maniera di guidare del giovane canadese. Al suo ritorno in Inghilterra, James ne parla in modo così estasiato, che il suo Team, la McLaren, decide di invitare Villeneuve in Gran Bretagna e addirittura nel Gran Premio di Silverstone, così la McLaren schiera una terza vettura che affida alla guida del canadese Villeneuve. A fine GP si piazza 11° per un problema tecnico della vettura dopo essere stato in 7ª posizione per quasi tutta la durata della corsa. In quel giorno gli è attribuita la qualifica di “driver of the day“.
Villeneuve, il diamante grezzo di Forghieri
Durante il Gran Premio di Silverstone, Villeneuve non passa certo inosservato agli occhi di Mauro Forghieri, al tempo progettista e direttore tecnico Ferrari. Forghieri vede in Villeneuve le potenzialità di un diamante, anche se grezzo, e decide di parlarne con il “Vecchio” poiché era convinto che rappresentasse per lui il pilota prototipo, incarnazione di tutti i piloti avuti dal commendatore nel corso degli anni.
Per Gilles la Ferrari non è niente di più che un Team corse. Ma quando arriva a Maranello, ciò che vede è diverso. Assiste a quello che per lui è il sogno visionario di un genio che si è materializzato attraverso la più alta tecnologia applicata ad un’automobile.
Naturalmente l’arrivo del canadese in Ferrari scatena un’ondata di critiche da parte della stampa, dovute soprattutto al fatto che fosse uno sconosciuto ai più. Non dimentichiamo che un pilota che guida e corre per la Ferrari, ha un peso enorme poiché è come se corresse e quindi rappresentasse l’intera Italia. Ma “il Vecchio” non ha dubbi, anzi in Villeneuve vede persino alcuni tratti, nello stile di guida, di un altro pilota da lui tanto amato, Nuvolari. Come lui, anche Gilles arriva in curva e l’affronta mettendo l’auto di traverso, peculiarità ereditata dalla guida delle motoslitte. Tra i due nasce una simpatia affettiva reciproca.
Gilles e la Scudera Ferrari
Villeneuve arriva in un momento delicato in Ferrari, quando Niki Lauda decide di lasciare il Team di Maranello a solo due gare prima della fine della stagione del 1977 e dopo aver matematicamente vinto il titolo. A sostituirlo arriva Gilles, che nonostante abbia un innegabile talento, appare tuttavia ancora molto “diseducato” nella guida delle vetture da Formula 1.
E difatti sono più le vetture che distrugge che quelle con le quali arriva a terminare un Gran Premio. Così la Scuderia Ferrari decide di fargli fare una vera e propria scuola guida a Fiorano. Gilles, come già accennato, è serio e si applica e quindi impara in fretta.
Ma nonostante ciò le critiche non tardano ad arrivare. In occasione dell’ultimo Gran Premio del 1977 in Giappone, Villeneuve è protagonista di uno degli incidenti più brutti della storia della F1. La sua Ferrari tampona la Tyrrell a 6 ruote di Ronnie Peterson, si solleva dal suolo andando a ricadere sul pubblico provocando diversi morti tra il pubblico e i fotografi, che non avrebbero dovuto essere li.
Gilles Villeneuve, il pilota a cui Ferrari perdonava tutto
Enzo Ferrari dopo il grave incidente del Giappone fa sì che il pilota canadese ritrovi la Ferrari T2 distrutta completamente sparpagliata sul prato all’entrata di Maranello. Un monito per il futuro, che sarebbe servito a ben poco. Ma Enzo era disposto a perdonargli tutto, anzi era grato a Villeneuve per il modo in cui distruggeva le auto poiché ne evidenziava i punti deboli. Sarebbe stato poi compito di ingegneri e tecnici ricercare soluzioni per migliorarli e dunque avere macchine eccellenti.
Ad ogni modo lo stile di guida di Gilles gli crea numerose antipatie anche tra i piloti senior del Cyrcusdella F1. Questo continuo metterlo in discussione lo rende ancor più una persona schiva, pronto a rintanarsi negli affetti familiari e nei pochissimi amici. Durante tutta la sua carriera Gilles ha l’abitudine di portare tutta la sua famiglia con sé, una caratteristica che deriva dalle corse americane. Per questo in ogni gara vive in un motorhome, appunto con la moglie Joann e i figli.
La stagione del 1978 nonostante un inizio sconfortante è quella in cui Villeneuve comincia a farsi notare con qualche timido piazzamento. Il tripudio, nel gran premio finale di casa a Montreal che vince. A 20 giri dalla fine ne prende il comando e lo conserva fino all’ultimo. Gilles dimostra così che oltre ad avere incidenti spettacolari sa anche vincere. E questo è molto importante poiché rende felice Enzo Ferrari.
Gli anni del Mito
Gli anni dal 1979 all”81 sono anni importanti per Gilles. L’ingegner Forghieri progetta un’auto che si dimostra vincente fin da subito, la T4, soprannominata “ciabatta” per la sua bruttezza. Ma questo è poco importante poiché è così perfetta da adattarsi a tutti i circuiti. A questa si aggiunge un’altra grande novità. L’arrivo in scuderia, come prima guida, di Jody Scheckter grande amico di Gilles Villeneuve.
Sempre questo è l’anno dell’amicizia con René Arnoux pilota Renault. Entrambi saranno i protagonisti di quello che passa alla storia come il “duello di Digione”, la più grande follia mai vista su una pista di Formula1. Gilles non sbaglia nulla, compie una gara perfetta mantenendo la testa per gran parte della corsa. Un problema meccanico lo costringe a cedere la prima posizione al francese Jean Pierre Jabouille alla guida dell’altra Renault. A 3 giri dalla fine anche la Renault guidata da René Arnoux sembra destinata a superare la Ferrari di Gilles. Ma quello che succede è destinato ad entrare nella storia.
I soprassi di Villeneuve
Entrambi cominciano ad incalzarsi in una serie di sorpassi, per il secondo e terzo posto, tra sfiorarsi di gomme e uscite fuori di pista. Il loro duello è avvincente al tal punto da oscurare la vittoria di Jabouille. Criticato fortemente per questo, il pilota canadese risponde dicendo che guidare così fa parte della sua natura ed è fuori dalle sue intenzioni di cambiare metodo.
Sempre nello stesso anno sul Circuito di Zandvoort in Olanda compie un’altra impresa magistrale ma improduttiva ai fini della vittoria del Gran Premio. Dopo aver superato Alan Jones si porta al comando della gara e vi rimane fino al 40°giro quando in seguito ad un testa coda esce di pista forando il pneumatico posteriore sinistro. Inutile e disastroso, anche se spettacolare, il tentativo di tornare ai box su tre ruote in quanto la vettura era completamente compromessa. Questo tentativo oltre a scatenare polemiche da parte della stampa e dei piloti a proposito della sicurezza, compromette definitivamente la sua corsa al mondiale per il ’79. Così al Gran Premio d’Italia Gilles si mette a disposizione del compagno di squadra Scheckter, senza mai attaccarlo e lo accompagna al traguardo, chiudendo la gara al 2° posto.
Villenevue e l’epilogo di Zolder
Le stagioni ’80 e ’81 non sono le più entusiasmanti e Jody Scheckter, ritiratosi dalle corse, è sostituito dal francese Didier Peroni. L’ultima stagione, quella del 1982, è quella della Ferrari 126 C2 che dimostra subito di essere una vettura altamente competitiva. Ciononostante nelle prime tre gare il canadese è costretto a ritirarsi. Mentre nel GP americano è squalificato perché si presenta con un innovativo alettone posteriore sdoppiato ritenuto irregolare.
Nella 4ª gara del GP di San Marino l’acuirsi della diatriba tra FISA ( Federazione dello Sport Automobilistico) e FOCA (Associazione Costruttori Formula1) ridusse il numero delle vetture partecipanti a 14. Da subito fu chiaro che la sfida è tutta tra le Ferrari e le Renault. In seguito ad un problema meccanico le Renault sono costrette al ritiro e le Ferrari si ritrovano 1ª e 2ª con Gilles a condurre i giochi in testa. Visto l’andamento della gara, dal muretto Ferrari è esposto il cartello “Slow” che prescrive di mantenere le posizioni e non forzare il ritmo allo scopo di non pregiudicare la vittoriosa doppietta. Pironi non accetta l’imposizione e supera il compagno di squadra. Genera così un duello all’ultimo sorpasso da cui purtroppo Villeneuve ne esce sconfitto. L’episodio segna la fine dell’amicizia tra i due e l’inizio di una fastidiosa tensione nei box Ferrari che neanche l’intervento del commendatore in persona riesce a sedare. Anzi Gilles Villeneuve si sente tradito e accusa la Ferrari di non voler sostenere la sua corsa al titolo mondiale come lui aveva fatto con Scheckter.
Gilles Villeneuve e Didier Pironi
Due settimane dopo l’incomprensione di Imola, sul circuito di Zolder in Belgio, l’epilogo definitivo. Al termine delle qualifiche del pomeriggio di sabato 8 maggio 1982, Didier Pironi occupa la sesta posizione, Villeneuve l’ottava. Il canadese non ci sta e decide di uscire per portare a casa il giro più veloce. Nel corso del giro all’improvviso si trova dinanzi la più lenta vettura March guidata da Mass. Nel vederlo arrivare, Mass si sposta sulla destra pensando che Gilles compia la manovra opposta. Invece anche lui si sposta sulla destra e l’urto inevitabile. Le conseguenze disastrose sono quelle che purtroppo conosciamo.
Tutti nella vita abbiamo un certo numero di Gran Premi che possiamo disputare. Quel pomeriggio dell’8 maggio di 40 anni fa, Gilles mentre cercava di segnare il giro più veloce per le qualifiche, stava correndo in realtà il suo Gran Premio più importante.
“Salut Gilles” l’aviatore, ti ricorderemo sempre con grande affetto.
Co-fondatore e caporedattore