Le shooting Brake del gentleman

Le shooting brake, auto di lusso dal design distintivo e prestazioni eccezionali, rappresentano un’icona dell’automobilismo esclusivo. In questo articolo esploreremo alcune delle shooting brake più iconiche al mondo, dalle leggendarie Aston Martin DB5 alle esclusive Fiat 130 Maremma.
La shooting brake ha oggi quel significato culturale che decenni fa non veniva considerata. In listino ci sono tante auto station wagon e alcune outsider con due porte e un portellone ma sono talmente lontane ed estreme che è banale anche considerarle. La shooting Brake è un concetto di estrema nicchia, lontano dalle megalopoli urbane e squisitamente vicino all’ambiente in cui è nato.

Cosa significa Shooting Brake

La definizione shooting brake nasce dalla pratica di collegare un carrello trainato da cavalli più vivaci, con l’obiettivo di “domarne” o rallentarne lo spirito (da qui “break”). Nel corso del tempo, questa terminologia è stata adottata per descrivere la trasformazione di auto di lusso da parte di cacciatori, golfisti e giocatori di polo. Questi clienti richiedevano alle proprie vetture un accesso posteriore migliore rispetto a quello offerto dalle automobili tradizionali.

La shooting brake inglese: ASTON MARTIN DB5 SHOOTING BRAKE BY RADFORD 1965.

Il boss David Brown si fece progettare una Aston Martin DB5 per “lanciare” in baule la sacca da polo e preservare la pelle dei sedili posteriori dalla “delicatezza” del suo cane da caccia. L’auto doveva conservare le qualità della berlina ovvero un massiccio sei cilindri di quattro litri e quasi 300 Cv, comfort, spazio… La fabbrica modificò una Aston Martin DB5 nuova: conservò il layout con due porte, “allungò” il volume posteriore e aggiunse il portellone. Nacque così la Aston Martin DB5 Shooting Brake, l‘auto sportiva per un Duca che avesse voluto trasportare nel grande vano di carico i beagle per la caccia alla volpe. O la sacca di mazze da golf da affidare al caddy. Anche con 1.100 litri di spazio dichiarava 225 km/h. L’Aston Martin ricevette alcuni ordini ma la storica casa automobilistica inglese diNewport Pagnell si trovò nell’impossibilità di accontentare i clienti. Girò quindi l’incarico alla carrozzeria Radford. Questa operazione aveva per l’Aston Martin un costo folle (circa il doppio di una normale abitazione). Furono così allestiti solo dodici esemplari. Uno di questi è stato venduto all’incanto da Sotheby’s nell’agosto 2019 a Pebble Beach alla cifra di oltre 1.750.000 Dollari.
 

 

La shooting brake italiana: FIAT 130 MAREMMA 1975.


 
Nel 1975 la Casa di Mirafiori realizzò l’archetipo della macchina con cui fuggire dalla “pazza folla” e rifugiarsi nella residenza di campagna. La Fiat 130 Maremma allestita da Pininfarina era un mirabile esempio di station wagon a due porte di prestigio, raffinatezza, unicità, lusso e valore del Made in Italy. Stilisticamente la Shooting Brake di Mirafiori prendeva le mosse dal coupé tre volumi di serie (design Pininfarina, motore V6 3.2 da 165 cavalli e 250 Nm per 190 km/h). Manteneva il frontale del modello di serie iniziando a modificarsi dal tetto. Alla fine di questo, subito dopo un originale labbro con funzione aerodinamica Pininfarina aggiungeva un grande portellone. All’interno si creava uno spazio oltremodo generoso. L’allestimento era molto curato e prevedeva cristalli elettrici con sfumatura bronzo, servosterzo, aria condizionata, autoradio e mangianastri. Ne furono allestiti tre esemplari (tutti con vernice color Bronzo) dei quali uno utilizzato dall’Avvocato Agnelli come auto personale.
 

 

La shooting brake americana: INTERMECCANICA MURENA 429 GT 1969.

 
La creatura di Frank Reisner per il latifondista del Mid-West fu presentata al Salone di New York del ’69 come la wagon più veloce del mondo. Questa shooting Brake bassa, larga, lunghissima e filante (disegnata dal geniale Franco Scaglione) montava l’8 cilindri di 429 pollici cubici (7.030 di cilindrata) della Ford Thunderbird alimentato con due enormi carburatori quadricorpo. Secondo le fonti dell’epoca (fu provata dalla rivista Road & Track) erogava 360 cavalli e ben 650 Nm di coppia massima. Poteva compiere l’accelerazione da 0-100 km/h in circa 7 secondi e il famoso “quarto di miglio” (circa 400 metri da fermo) in poco più di 15 (a una Porsche Taycan ne bastano meno di dieci e mezzo). L’Intermeccanica costruì poco più di dieci esemplari, invero pochi a causa del prezzo molto elevato.
 

 

La shooting brake tedesca: PORSCHE 928 H50 1987 (“QUASI SHOOTING BRAKE”).


 
La Porsche 928 fu presentata nel ’77 per fare fronte, secondo molti, al vicino declino della 911. Negli Anni successivi i vertici continuarono a puntare sulla “morte” della 911 ma furono sempre smentiti. Nel 1987 il management si decise a cercare per la 928 il ruolo finale “accanto” alla 911 e sviluppò una versione lunga per il porschista avvezzo al viaggio verso la sua tenuta nella Foresta Nera lungo l’autobahn senza limiti a 250 costanti. Fu allestito un prototipo (“H50”) con passo lungo e quattro porte (due più piccole e controvento, una specie di “semi-shooting brake). Senonché dopo qualche migliaio di chilometri di test il progetto fu accantonato a causa della scarsa rigidità della scocca. Oggi la 928 H50, progenitrice della Panamera Sport Turismo, si concede di tanto in tanto per le mostre del Museo Porsche.
 

 

La shooting brake francese: PEUGEOT 504 RIVIERA 1971.


 
Peugeot 504 Riviera, un’avvenente auto dallo stile Shooting Brake costruita sulla meccanica della Coupé e dalla quale ricavava molta meccanica. Frontale, parabrezza, motore 2 litri e montante A erano gli stessi. Ma dal montante B tutto fu modificato per ricavare un grande baule con sedili posteriori ribaltabili. La Peugeot 504 Riviera era la tipica autovettura concepita per gli appassionati di yachting, caricare i bagagli e raggiungere la vicina villa sulla costa in massima atmosfera di comfort, raffinatezza ed eleganza.