Lucio Cecchinello, la mia vita in pista
Lucio Cecchinello Pilota e manager
Lucio Cecchinello è conosciuto nel mondo della MotoGP e dunque del motociclismo, come il “boss” del suo Team LCR Honda. Nel documentario, breve ma intenso, intitolato “La mia vita in pista” , Lucio racconta quella che è la sua grande passione, le sue conquiste e la storia del Team LCR Honda.
Lucio Cecchinello nel MotoGP
Lucio è un po’ il protagonista delle corse motociclistiche odierne grazie soprattutto alla sua lunga carriera da pilota. A questo mondo delle corse è rimasto irresolubilmente legato con la creazione del Team LCR. Crea così una delle squadre più importanti del “paddok” e altresì un punto di riferimento per la Honda nel MotoGP.
“Vidi quei grandi camion, i camper, i piloti. C’erano Loris Reggiani, Luca Cadalora, Wayne Rainey, John Kocinski e Kenny Roberts, che allora era un dirigente. Sentii i meccanici riscaldare i motori a due tempi. Mi venne la pelle d’oca. Fu in quel momento che decisi che era quello il posto in cui volevo passare la mia vita”.
30 sono gli anni trascorsi da quando Lucio Cecchinello ha cominciato a muovere i primi passi da pilota nel paddock del Motomondiale. Ha conquistato 19 podi e 7 vittorie, e nonostante non abbia mai vinto un campionato mondiale, si annovera tra i migliori piloti di sempre nella classe 125.
La passione per le moto di Lucio Cecchinello
Il racconto di Lucio è molto emozionante e ci fa battere il cuore quando parla delle moto e della passione per queste. “Provavo un’attrazione speciale per le moto”. Ecco come la definisce. Attrazione che ha nutrito la sua passione e lo ha portato, negli anni, a diventare ciò che oggi rappresenta al meglio. Questa svolge un ruolo fondamentale non solo quando si è in sella ad una moto ma anche quando si gestisce un Team di successo.
Toccanti le parole quando ricorda i primi giri in Vespa con il papà. Ricorda che lo metteva in piedi davanti a lui con le mani poggiate sul manubrio in modo tale che avesse l’impressione di guidare.
“Mio padre è stato la più grande ispirazione della mia vita. Mi ha insegnato a usare gli attrezzi e ad aggiustare le cose. Gli chiesi di comprarmi un motorino nuovo e lui ne prese uno dall’autodemolitore, era una carcassa”. La ricostruzione di quel motorino è stata la prima esperienza di Lucio nel, come dice lui, “ridare vita alle cose”.
Tuttavia da ragazzo i genitori non gli hanno mai permesso di gareggiare e ciò è stato l’unico punto di attrito con il padre. Ma la passione per le moto non faceva che aumentare e lui l’alimentava modificando le moto dei suoi amici. Nello stesso tempo si consolava aspettando di avere l’età giusta per riuscire a gareggiare in pista. Una storia di altri tempi che sembra lontana anni luce da quelle che sono le storie dei piloti professionisti odierni.
“La mia carriera motociclistica è un po’ diversa da quella di altri piloti. Avevo una Honda NS 125F. Ero con la mia fidanzata nella zona industriale di Bologna, correvo in una sorta di circuito e mi cronometravo. Cercavo sempre di abbassare il mio tempo. Volevo davvero diventare un pilota e nonostante avessi la moto – con cui dopo alcune modifiche avrei potuto farlo – non avevo i soldi. Quindi mi venne un’idea: la mia fidanzata voleva comprare una moto, così le vendetti la mia e le chiesi se avessi potuto prenderla in prestito, modificarla e iscrivermi a qualche gara! È così che ho iniziato!”
Questo suo modo dunque di intendere le corse e di entrarci come pilota indipendente può essere uno dei motivi che tempo fa lo ha convinto a dare una possibilità ad un pilota che meritava di essere aiutato. Il 14enne Casey Stoner.
“È molto stimolante come Casey, lo abbiamo inserito nel Motomondiale a 14 anni e siamo arrivati secondi (Motomondiale classe 250, 2005). Lo abbiamo portato alla MotoGP e abbiamo raggiunto la prima pole position e il primo podio. È una sensazione inebriante. È possibile che senza il Team LCR non avrebbe fatto la stessa carriera!”
Casey Stoner ha permesso a Lucio Cecchinello e al suo Team LCR di arrivare ai massimi livelli. Soprattutto poi di fare ciò con la casa motociclistica che ha instillato in lui l’amore per i motori e le moto : la Honda. Infatti Lucio il suo esordio lo fa con la Honda e con questa raggiunge l’apice della sua carriera professionale.
“Nell’immaginario mio e della mia generazione, se avevi una Honda eri un ‘tipo giusto’. Honda era, e credo sia tutt’ora, leader sul fronte della tecnologia. Sono da sempre un appassionato del marchio Honda e ammiro enormemente il lavoro di Soichiro Honda. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo. La prima moto che ho avuto a 16 anni era una NS 125F. Era una moto da strada, ma aveva una carena da corsa e un motore potente. Purtroppo, non è nella mia collezione, ma la sto cercando!”
Ancora oggi Lucio Cecchinello afferma che è proprio la sua passione per le moto, la velocità, la tecnologia, le sfide con il cronometro, il podio e i festeggiamenti a spingerlo ad andare avanti. Le definisce un insieme di emozioni senza le quali non saprebbe vivere. Forse questo è anche uno dei motivi che non lascia alcuna possibilità all’idea di cedere il Team.
“I soldi non possono comprare le emozioni che una gara motociclistica ti regala”.
Co-fondatore e caporedattore