Nik Zanella, “Children of the Tide”
Il libro “Children of the Tide” è un viaggio esplorativo del surf e della sua storia, che Nik Zanella compie in una Cina dinastica. Durante questo “surf journey” sulla strada della seta, Nik scopre una storia mai raccontata. Questa diventerà il fulcro del suo libro.
A pensarci bene, sembra strano che una cultura come quella cinese basata sui valori del Confucianesimo e la filosofia del Daoismo, possa collegarsi a quella del surf. Generalmente identificata con lo stereotipo del surfer californiano. Due mondi completamente opposti. Eppure, indagando e raccogliendo informazioni tra la comunità di pescatori locali Nik scopre come, il mondo cinese si incrocia con quella del “wave-riding”. Incontro che si rifà a più di 1200 anni fa.
Tutto inizia con il ritrovamento di circa 30 statue di surfisti in argilla, all’interno di un monastero nel cuore della Cina rurale a 600 km dalla costa. Queste statue risalgono al 1880, periodo notevolmente anteriore a quello in cui il surf si diffuse dalla Polinesia verso l’ovest. Questi surfisti scolpiti da Li Guangxiu, sono come li definisce Nik dei veri e propri santi viventi. Sono i così detti Nong Chao er, cioè i “Children of the Tide. Delle semi divinità chiamati a surfare persino per l’imperatore. La loro attività raggiunse il picco nel 13° secolo , quando Hangzhou era la fiorente capitale dell’impero cinese. Nel corso degli anni il surf in Cina venne bandito dalle autorità, perché molto pericoloso. Ma questo non servì a molto, poiché come tutte le culture che vogliono sopravvivere, il surf veniva praticato clandestinamente. Infatti si è continuato a surfare onde in segreto grazie alla complicità dei pescatori locali fino agli anni ’80.
Questa è solo una parte di questa fantastica esperienza che Nik racconta nel suo libro. Presentato allo Skate and Surf Film Festival tenuto a Milano lo scorso fine settimana.
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