Niko Sorbo, FLAT Track secondo “o scugnizzo”
Niko Sorbo “o scugnizzo” come affettuosamente è conosciuto nel mondo del Flat Track, è un vero vulcano, pardon un Vesuvio in eruzione. Napoletano doc, della sua città ne è l’esternazione vivente. Un ragazzo vivace, irrequieto sempre sorridente, da ui deriva il soprannome o’scugnizzo. Il modo giusto per affrontare qualsiasi difficoltà nella vita e sul tracciato. Lo abbiamo incontrato durante il “Garage Gallery di Bari.
Il primo approccio al Flat di Niko Sorbo.
Niko si avvicina al mondo del “Flat” più o meno 4 anni fa. Un suo amico con cui ancora oggi gareggia, lo invita ad una gara e “o scugnizzo” resta ammaliato da questa disciplina e se ne innamora. Scatta così la “scilla” la scintilla come la chiama Niko, e decide di buttarsi nella mischia. Lo fa grazie alla moto che lui regala alla sua fidanzata e che lei gli presta. Ciò che colpisce però Niko è più l’atmosfera legata a questo mondo, perché non è esasperatamente “race”. Certo la gara continua ad essere un duello all’ultimo “sorpasso” dove tutti hanno il coltello tra i denti. Ma una volta terminate le competizioni ci si ritrova nel paddock a cena e a chiacchierare come tra vecchi amici. Una realtà conviviale unica e introvabile altrove. L’entrata per così dire a gamba tesa del ” Flat track” nella sua vita e l’incanto verso la giovialità legata a questo universo, sfociano nell’idea di portare anche in Italia un Trofeo legato al Flat, che tra l’altro Niko presenterà in poco tempo, aperto soprattutto a donne e bambini. Il futuro di questa disciplina per lui dipende proprio da loro. E poi vi è l’altra grande occasione, quella di una scuola dedicata al “Flat Track”, la prima in Italia, grazie anche all’aiuto della Royal Enfield e del grande Emanuele Marzotto. Come afferma lo stesso Scugnizzo, il Flat caratterizza in senso molto positivo tutta la sua vita. Anche se, continua, a 37 ho un approccio differente alle gare rispetto a quello che si può avere a 20. La voglia di vincere e si di lottare non cambia però.
O’ Scugnizzo, la scuola di Flat, Marzotto
Attenzione però a quando gli si chiede del suo ruolo nella scuola. Qui la faccenda si fa molto seria, perché è seria a prescindere. Pensate che di scuole come questa ve ne sono solo altre due in tutto il mondo. Una in America e l’altra in Inghilterra. Così dicendo Niko afferma di essere una persona molto “vivace”, quindi vuole condividere questa esperienza che Royal Enfield gli concede con Emanuele Marzotto. Grande pilota del traverso, conosciuto in tutto il mondo, con un grande palmares. Due volte vice Campione del Mondo, 3 volte campione italiano. Dunque la figura istituzionale non può che essere lui.
La sua vita da nomade, gli lascia pochissimo tempo per fare altro. Il suo lavoro è il suo hobby. Quando gli si chiede se c’è qualcosa che proprio non gli piace di quello che fa, quasi tentenna. Risponde dicendo che sono i troppi chilometri, per poi ritrattare subito dicendo che i viaggi e l’essere costantemente in viaggio è il bello. Ti apre la mente. Quello che proprio non gli va giù del mondo del Flat è che questo in Italia non sia promosso, pubblicizzato. Quello che si augura è dunque di diventare ambasciatore di questa disciplina per l’Italia.
Questo suo continuo girare e viaggiare per l’Europa, ha come tutte le cose anche alcuni risvolti non sempre positivi. Come per esempio non gli permette di divertirsi con la sua “moto di tutti i giorni” una vecchia Honda CX 650 personalizzata. In realtà ci confessa cha ha diverse moto che non riesce ad utilizzare e sono chiuse in garage. La stessa cosa vale per la sua auto, “la piccola bestia” una Mazda MX5 2000cc. Quando non è in movimento, si allena sulla moto da Flat, insomma decisamente tutto molto complicato da far quadrare.
Niko e il numero 48
I toni si vestono di malinconia e ricordi quando torniamo a parlare di corse e del numero 48. Il numero ha per “o Scugnizzo” un significato particolare. Era il numero da corsa di suo papà, scomparso da qualche anno, e il suo anno di nascita. Niko invece è nato nell’ 84 che è un 48 al rovescio. Inoltre è anche il numero di Emanuele Marzotto quando correva. Tutto torna magicamente ad unirsi.
Tra le gare invece se gli chiediamo quale ricorda maggiormente, risponde con un sorriso che cela un po’ di mestizia, che le ricorda tutte per un motivo preciso. Quella che gli è rimasta scolpita nel cuore però è la prima volta in cui ha provato il Flat Track. Il circuito è quello del Lelystad in Olanda e, ricorda Niko, non avevo gli stivali da Flat e neanche la scarpetta. Quest’ultima si infila, esternamente, sotto la suola dello stivale sinistro per permettere il sostegno della moto, nel momento della derapata durante la curva. La domenica, prosegue Niko, per la gara uno dei gestori della pista mi presta il suo stivale sinistro per permettermi di correre. Concludo la competizione al 4° posto. I ricordi sono tutti qui soprattutto ricordo le sconfitte che come si sà insegnano molto più di tante vittorie. Ed infine la vittoria dell’anno scorso del campionato francese. Questa è stata la vittoria più bella ed incredibile. Vi ho partecipato con una moto del 1973 rifatta completamente.Era la moto più piccola di cilindrata quando mi sono iscritto e mi hanno quasi deriso. Ho arrancato tra mille difficoltà nella prima gara, poi le ho vinte tutte una dopo l’altra. La vittoria finale ha un gusto unico! Ho vinto da italiano, napoletano in terra straniera. Peccato che sul podio invece dell’Inno di Mameli hanno suonato la Marsigliese, ma questo posso perdonarlo.
Co-fondatore e caporedattore