Le sneakers Adidas e la storia di chi le ha indossate
È dal 1949 che la Adidas produce sneakers con lo “scopo di fare la differenza per le performance degli atleti”. Alla fine ha fatto molto di più e per raccontarlo ha deciso di pubblicare un libro che raccoglie la storia, le testimonianze e soprattutto le foto di queste scarpe straordinarie e di chi le ha indossate trasmettendo il messaggio di questo brand che si esprime in un unico, grande concetto, quello di libertà.
The Adidas Archive – The footwear collection – Di Christian Habermeier e Sebastian Jager –Edito da Taschen
Dalle Walker alle Superstar, dal campo da calcio al palcoscenico, si passa per la strada ovviamente, dove per le Adidas è iniziato un percorso ricco di colpi di scena.
Adolf Dassler, detto Adi, iniziò con le scarpe da calcio molto prima del ’49, quando lavorava ancora insieme al fratello Rudolf (quello che poi divenne il fondatore della Puma) e proseguì, semplicemente, con tutte le altre. Dall’atletica leggera al teakwondo, dal basket al judo, esiste un paio di scarpe Adidas per qualunque sport: tennis, lacrosse, hockey su prato, corsa, scherma, golf, cricket, rugby, ginnastica, persino wrestling
La storia della sneakers Adidas
Non c’è un capo d’abbigliamento che racconta più storie di un paio di sneakers. Non solo perché vi hanno letteralmente portato dove, il più delle volte, pensavate di non riuscire ad arrivare, ma perché più spesso vi hanno fatto sentire parte di qualcosa, perché, oltre al gusto, lo stile è una questione di gruppo. Questione di centinaia di migliaia di persone che hanno indossato un’uniforme per combattere il sistema, perché una divisa la indossano anche i buoni, solo che la loro è più bella.
Così, nel 1936, il velocista Jesse Owens si guadagnava quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi di Berlino con un paio di scarpe Dassler ai piedi, prima ancora che il brand venisse concepito. Eccola, una ancora piccola azienda bavarese che sotto al regime nazista si faceva rappresentare dal volto di un afroamericano degli USA che avrebbe stravinto sugli atleti tedeschi.
Adidas erano anche le scarpe con le quali, nel 1954, la squadra di calcio della Germania Ovest compiva il cosiddetto Miracolo di Berna e vinceva i Mondiali. I giocatori indossavano scarpe dalle suole borchiate, le antenate delle scarpe da calcio chiodate.
Poi ci fu Herschel Walker, un giocatore di calcio degli anni Settanta al quale l’Adidas dedicò le scarpe con cui Herschel giocò per molti anni. Tutte chiodate, con un rinforzo sull’alluce, le Walker continuarono a evolversi per raggiungere performance sempre migliori.
Gli anni Settanta furono anche gli anni delle Stan Smith e del tennis americano. Dalla tipica suola piatta, per non lasciare solchi sul campo di terra rossa, e prive di strisce colorate, perché sul campo da tennis ci si veste di bianco.
Le sneakers Adidas negli anni 80
Dopodiché, negli anni Ottanta, i Run DMC, un gruppo hip hop della East Coast che ha contribuito a gettare le fondamenta di questo genere musicale, si presentavano al Madison Square Garden per un concerto al quale assistettero quarantamila persone, la maggior parte delle quali non solo indossava un paio di Superstar, ma nel pugno chiuso in cima al braccio teso ne teneva anche un’altra in mano. La loro canzone del momento? Si intitolava My Adidas e divenne un classicone mai tramontato.
Una cosa, questa, che non era stata organizzata da nessuno, men che mai dall’Adidas, che dopo l’accaduto dedicò al gruppo un paio di sneakers: le Ultrastar.
Photo credit: sneakernews.com
E così via dicendo, da Freddie Mercury a molti altri, le Adidas si sono legate indissolubilmente ai messaggi che cercava di trasmettere chi le indossava, perché erano gli stessi a guidare l’azienda. Uguaglianza e libertà, ma anche diritti delle donne e LGBT, pura espressione artistica e, non meno importante, spirito sportivo. Per un marchio come Adidas che continua a evolversi cercando di trascinarsi dietro anche il mondo circostante, un passo alla volta.